Il caso, l'ipotesi, il timore Ferrari.
Quell’ipotesi a cui non volgi alcun pensiero quella mattina del 22 gennaio, dove sei su un ponte insieme ad altri ottomila tifosi, in attesa di vedere la prima volta in rosso del sette volte campione del mondo, che hai odiato ma rispettato per tanti anni e ora gli porgi tutto il tuo amore e la tua passione. Quel timore a cui non dai voce nemmeno il 6 marzo, una settimana dopo tre giornate di test risultati non all’altezza delle previsioni, ora a Milano, alla presentazione dei piloti, dove Charles sfreccia a bordo della SF-90 – l’auto delle prime volte, la prima pole, in Bahrein, la prima vittoria, in Belgio, e la prima vittoria delle due a Monza – e Lewis a bordo della SF-21; davanti a più di ventimila tifosi, crei in loro speranze, le solite ormai dal 2008, alimenti aspettative e fomenti i sogni di milioni di tifosi. Uno show che non termina nemmeno dopo sei gare: merchandising, caschi, tute e livrea speciali; ma quel caso, quell’ipotesi, quel timore ora è più reale che mai. Uno show che sembra preannunciare qualcosa di grande, una stagione in grande… ma, come si suol dire, più grande l’aspettativa più grande la delusione. Il caos di Melbourne, la squalifica in Cina e ora l’incubo di Miami. L’errore di Charles nel giro di posizionamento in griglia prima della sprint, accompagnato dall’errore del pitwall di farlo uscire con le inters sotto il diluvio, quando tutti erano in pista con le full wet; le modifiche all’assetto prima delle qualifiche per tentare di ridurre il sottosterzo, convertito in sovrasterzo e risultato in perdita di performance di ben mezzo secondo, chiudendo il Q3 alle spalle di entrambe le Williams. Dai 14 punti che ti separavano da McLaren dopo Abu Dhabi la passata stagione ora ti ritrovi a 152 punti dal team inglese dopo solo sei gare e due sprint. La coppia più forte in griglia costretta a lottare più con la propria vettura che con gli altri piloti, costretta a inventarsi strategie a gara in corso pur di raggiungere un risultato migliore, pur di ottenere uno o due punti in più. Charles da una parte, che ha dato e ancor oggi sta dando la sua anima in questa scuderia, per il semplice sogno di quel bambino che vedeva sfrecciare queste auto sotto il balcone di casa sua, e già allora lui aveva occhi solo per la Rossa; Lewis dall’altra, sette volte campione del mondo, ha già vinto tutto, raggiunto e battuto ogni record, ma sa bene che vincere con il Cavallino ha un altro significato, un altro valore. Due piloti uniti da una passione e dal rispetto reciproco: da Charles che nel 2017 lo osservava con la coda dell’occhio e lo ammirava, nella speranza che un giorno avrebbe condiviso con lui la pista, a Lewis che nel 2019, in Bahrein, gli dà una pacca sulla spalla, dopo che il monegasco aveva perso la leadership della gara proprio a favore dell’inglese per un problema al motore, affermando poi nell’intervista “Questo ragazzo ne ha strada davanti, arriveranno le sue vittorie… Sarà un mio rivale”; la stessa pacca che si scambiano una volta scesi dalla macchina qui a Miami, dopo una gara molto difficile, dove entrambi hanno dovuto fare i conti con un muretto restio a intervenire. Scambi di parole molto dure soprattutto da parte dell’inglese, che si è lasciato andare a un sarcasmo pungente, chiedendo se dovesse lasciare passare anche Sainz, che era alle sue spalle, dopo aver restituito la posizione a Charles. Siparietto figlio di un clima non tranquillo, ma non tra i piloti, non c’è alcun motivo di lottare per una settima posizione, no… Ma con Ferrari. Dal 2019 il team sopravvive grazie ai risultati e gli sforzi del monegasco, che sta sacrificando la propria carriera pur di arrivare a vincere un mondiale con il Cavallino. Ma una vettura competitiva non è mai stata nelle sue mani per più di un paio di gare a stagione. E ora la pazienza sta terminando. Tra due settimane si corre a Imola, a casa nostra, ci sarà un piccolo pacchetto di aggiornamenti, ma già sappiamo che il gap con McLaren ora è quasi incontenibile. Miami si è chiusa con un gap di 57 secondi tra McLaren e Ferrari, un secondo a giro, forse qualche decimo in più considerando le varie interruzioni per virtual safety car. Poi Monaco e ancora Spagna, dove si metterà in gioco la nuova direttiva – la TD18 sull’inflessibilità delle ali – che sembrerebbe al momento l’ultima chiave per dare una svolta a questa stagione, e come anche George Russell ha affermato, l’ultima chance per sperare in un passo falso del team di Woking.