Bagnaia vince il GP della Thailandia, Martin 2° sia in Gara che in Sprint e compie un ulteriore passo in avanti verso il Mondiale.

A Buriram la Ducati Factory è padrona assoluta grazie alla vittoria in Sprint di Bastianini e in Gara di Bagnaia, due gare perfettamente dominate dai due italiani con una guida sempre al limite che alla fine ha pagato. Le cadute di Martin e Marc Marquez in qualifica hanno congelato gli ultimi minuti della sessione consegnando la pole a Bagnaia, tenendo per loro, rispettivamente, una 3° e una 5° posizione; mentre Bestia si era assicurato la 2° piazza. In Sprint un’eccezionale partenza di Martin gli consente di passare in 2° posizione, contendendosi la 1° con Pecco verso curva 1: ma entrambi finiscono larghi e all’interno passano Bastianini e Marc Marquez. Inizia così la rimonta Martin che al quarto giro supera Marc e al settimo Bagnaia. Conclude 2° davanti a Pecco e gli guadagna 2 punti, aumentando il vantaggio in campionato a 22. Con questo risultato Martin ha compiuto un piccolo passo verso il mondiale: se Pecco dovesse finire per vincere ogni Gara e ogni Sprint, e Martin dovesse arrivare sempre secondo, Martin sarà incoronato campione del mondo. È solo un piccolo dato, ma dimostra ciò che Martinator sta costruendo da inizio anno, gara dopo gara; l’obiettivo primo di prendere il miglior risultato possibile, senza forzare rimonte o attacchi che avrebbero potuto compromettere quello che già aveva. Filosofia giusta, figlia della sconfitta della passata stagione, quando ha perso il mondiale a causa del suo strafare, quando poteva essere paziente e guardare più lungo rispetto al singolo risultato. Se a una grande intelligenza si aggiunge poi una gran moto, il connubio sfiora limiti altissimi, senza, però, toccare la perfezione perché, se è vero che questo connubio sta funzionando, è anche vero che Martin in questa stagione ha solo 3 vittorie rispetto alle 9 di Bagnaia. Ciò che paga è la costanza di essere sempre sul podio: la chiave è sì accontentarsi, ma solo se si hanno entrambe le ruote su uno dei tre gradini del podio.

Un abbraccio alla famiglia, una mano sulla sella e un sorriso liberatorio, che non nasconde, certo, un grado di amarezza. Questo era quello che serviva a Pecco, una vittoria per scrollarsi di dosso il weekend australiano che lo aveva visto totalmente inerme di fronte a Marquez e Martin. Questa volta non poteva fallire, non poteva arrivare ancora una volta alle spalle di Martin, avrebbe infranto tutte le speranze; vincendo, così, ha lasciato una sottile fessura nella porta, un piccolo spiraglio di luce, che si è fatto strada nell’oscuro cielo thailandese, colorando le nuvole di Rosso e illuminando quel meraviglioso sorriso. Ma l’amarezza è presente, perché Pecco sa che, d’ora in avanti, il suo destino non è più soltanto nelle sue mani. Vincerle tutte non porterebbe a nulla se Martin, almeno una volta, non cadesse dal secondo gradino. Dopo una buona partenza che, però, ha comunque visto Martin passargli davanti, Pecco ha atteso, ha analizzato le condizioni di pista, e dopo un paio di giri, in cui il gap era salito a 1 s, ha iniziato a dare tutto: riprende Martin, portandosi dietro a distanza di sicurezza Marquez, e poi valuta le varie possibilità di attacco. Ma non sono servite poiché Martin è andato larghissimo all’ultima curva del quinto giro e perde posizione su Pecco e su Marc. Diversi giri più tardi è quest’ultimo a tentare diversi attacchi a Pecco, ma invano: Pecco trova sempre incroci di traiettoria e controsorpassi che gli permettono di tenere la testa della corsa. A questo punto Martin si arrende alla 3° posizione distanziandosi di 3 s. Ma poi Marquez cade in curva 12 e regala così una seconda posizione fondamentale a Martin. Da quelli che potevano essere 13 punti di differenza, ora ne sono 17, e Martin è Dio del proprio destino; è tutto nelle sue mani. Per Pecco c’è solo un verbo, vincere, può fare solo quello. Gli errori, le cadute e le mancanze tecniche della moto stanno dando il loro conto, e Pecco ora ha solo una via percorribile, non c’è margine per alcun errore.